26 lug Plastica, ecco perché il riciclo non è un’alternativa
Differenziare i rifiuti domestici è un dovere civico che tutti noi compiamo volentieri. Ma non possiamo credere che basti per avere la coscienza a posto. Un futuro più sostenibile passa infatti dalla riduzione dell’uso di materiali inquinanti, e la sostituzione con alternative ecocompatibili.
Pensiamo alla plastica: ne compriamo, utilizziamo e consumiamo grandi quantità ogni giorno. Ma sul totale in circolazione nel mondo solo una minima parte viene riciclata. Secondo un nuovo studio dell’Imperial College di Londra – la prima analisi mondiale sulla produzione di massa della plastica – da quando negli anni ’50 l’umanità ha iniziato a usare plastica sul larga scala, 8,3 miliardi di tonnellate sono state prodotte, e 6,3 miliardi di tonnellate di plastica sono diventate rifiuti. Di questi 6,3 miliardi di tonnellate il 9% è stato riciclato, il 12% trasformato con gli inceneritori, il 79% è finito in discarica o – peggio – nell’ambiente.
Secondo gli scenari ipotizzati dallo studio, nel 2500 12 miliardi di tonnellate di plastica saranno diventate rifiuto. Ma gli stessi ricercatori ammettono che questo scenario rischia di essere “ottimistico”, dato che l’aumento generalizzato del benessere porterà a un aumento dei consumi, specialmente nei Paesi in via di Sviluppo, dove non esiste un sistema efficace di waste management.
Riciclare di più, certamente. Ma soprattutto investire nella ricerca di nuovi materiali che possano sostituire la plastica, che ne abbiano le stesse caratteristiche di resistenza, economicità e duttilità ma che non siano destinate a rimanere come rifiuto non degradabile a riempire discariche ed ecosistemi.
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